Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/459

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di cose indifferenti, le trattava però essa con un certo brio, che le faceva parer nuove, e fecemi così vedere non essermi io ingannato quando, fin dal primo colloquio, aveva giudicato che possedesse molto spirito.

«Arrivati i mercadanti ed aperte le botteghe, mi affrettai subito a pagare quelli dai quali preso aveva le stoffe, e non ebbi difficoltà ad ottenere che me ne affidassero altre, cui la dama mi aveva demandate. Ne levai per mille pezze d’oro, e la dama portò via ancora la mercanzia senza pagarli, senza dirmi niente, nè farsi conoscere. Ciò che mi sorprendeva era, che essa non arrischiava nulla, e che io rimaneva senza cauzione, nè certezza alcuna di essere indennizzato, nel caso che più non la rivedessi. — Mi paga una somma considerevole,» diceva fra me, «ma mi lascia in credito di un’altra molto maggiore. Sarebb’ella mai un’ingannatrice, e sarebbe possibile che mi avesse adescato alla prima per meglio rovinarmi? I mercadanti non la conoscono, ed io dovrò pagar tutto.» Il mio amore non fu potente abbastanza per impedirmi di far su ciò amare riflessioni; aumentarono anzi i miei timori di giorno in giorno per un intiero mese, il quale trascorse senza aver alcuna nuova della dama. Finalmente i mercadanti s’impazientarono; e per soddisfarli, era già pronto a vendere ogni mio avere, allorchè la vidi ricomparire una mattina nell’equipaggio medesimo dell’altre volte.

«— Prendete le vostre bilance,» mi disse, «per pesare l’oro che vi reco.» Tali parole, dissipando la mia paura, raddoppiarono l’amor mio. Prima di contare le monete d’oro, mi fece varie interrogazioni, e fra l’altre mi domandò se fossi ammogliato. Le risposi di no, e che non lo era stato mai. Allora, dando l’oro all’eunuco, gli disse: — Falla tu da mediatore per terminar il nostro affare.» L’eunuco si mise a ridere, e trattomi in disparte, mi fe’ pesar

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