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Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/507

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tuazione, se fossimo sempre saggi e prudenti: voglio nondimeno credere che se vi adirate con me, la sola malattia abbia prodotto tal cangiamento nel vostro umore; laonde avete bisogno di alcune istruzioni, e non potreste far meglio di seguire l’esempio del padre e dell’avo vostro: essi venivano a consultarmi in tutti i loro affari, e posso dire, senza vanità, che lodavansi assai de’ miei consigli. Sappiate, signore, che non si riesce quasi mai in quello che s’intraprende, se non prima si ricorre al parere di persone illuminate. Non si diventa abili, dice il proverbio, se da un abile uomo non si prende consiglio. Sono tutto per voi, e non avete che a comandarmi. — Non posso dunque ottenere,» lo interruppi, «che tralasciare tutti questi lunghi discorsi, i quali non giovano se non a rompermi la testa, ed impedir di trovarmi ove bisogna che vada? Or via, fatemi la barba, oppure andatevene.» Ciò dicendo, mi alzai pieno di stizza e battendo i piedi. Quando mi vide in vera collera: — Signore,» disse, «non v’inquietate; cominceremo subito.» In fatti mi lavò la testa e si mise a radermi; ma non m’ebbe dato quattro colpi di rasoio, che si fermò per dire: — Signore, siete troppo vivo; dovreste astenervi da questi trasporti, che non provengono se non dal demonio. Merito d’altronde qualche considerazione da parte vostra, per l’età e la scienza mia, e per le mie luminose virtù....» — Continuate a radermi,» lo interruppi io di nuovo, «e non parlate più. — Ciò vuol dire,» ripigliò, «che avete qualche urgente affare; scommetto che non m’inganno. — Orsù, sono due ore,» tornai a ripetergli, «che ve lo dico: dovreste avermi già raso. — Moderate il vostro ardore,» replicò quel seccatore; «non avete forse ben riflettuto a quanto andate a fare: allorchè si fanno le cose con precipitazione, quasi sempre si ha da pentirsene. Vorrei mi