Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/519

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pagna, che i dieci ladroni furono presi lo stesso giorno del bairam. Io allora stava passeggiando sulla sponda del Tigri, e vidi dieci uomini riccamente vestiti, che s’imbarcavano in un battello. Se avessi osservate le guardie che li accompagnavano, avrei indovinato ch’erano ladri, ma guardai solo ad essi; e pensando che fossero persone, le quali andassero a divertirsi e passar la festa in sollazzo, entrai nel battello anch’io senza dir parola, nella speranza che volessero tollerarmi in loro compagnia. Scendemmo il Tigri, e ci fecero approdare davanti al palazzo del califfo. Ebbi intanto tempo di rientrare in me stesso, ed avvedermi che aveva mal giudicato di essi; ma, uscendo dal battello, fummo circondati da un’altra squadra di guardie di polizia, che legatici, ci condussero davanti al califfo; io mi lasciai legare come gli altri senza dir nulla; in fatti, a che cosa mi sarebbe servito il parlare o far resistenza? Sarebbe stato il mezzo di espormi ai maltrattamenti delle guardie, le quali, essendo gente brutale e che non intendevano ragione, non mi avrebbero ascoltato. Era in compagnia di ladri: ciò bastava per far credere che dovessi esserne uno anch’io.

«Giunti davanti al califfo, ordinò egli il castigo dei dieci scellerati.

«— Si tagli la testa,» disse; «a quei dieci ladroni.» Tosto il carnefice ci dispose in fila a portata della mano, e per buona ventura mi trovai per l’ultimo; spiccò la testa ai dieci ladroni, cominciando dal primo, e quando giunse a me, si fermò. Vedendo il califfo che il boia non mi uccideva, andò sulle furie. — Non ti ho comandato,» gli disse, «di tagliare la testa a dieci ladroni? Or perchè non la tagli se non a nove? — Commendatore dei credenti,» rispose il carnefice, «Dio mi guardi dal non aver eseguito gli ordini di vostra maestà; ecco là in terra dieci cadaveri ed al-