Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/577

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quando parlava, esprimevasi sempre in termini scelti e forbiti, con un far cortese e disinvolto; fino il suono della voce aveva non so qual grazia che incantava chiunque l’udiva. Inoltre, siccome aveva molto spirito e giudizio, pensava e parlava di tutto con mirabile aggiustatezza; ma con tanta modestia, che nulla diceva se non dopo aver prese tutte le precauzioni possibili onde non dar luogo a sospettare ch’ei preferisse il proprio all’altrui sentimento.

«Fatto come ve lo descrissi, non è da maravigliarsi se Ebn Thaher lo avesse distinto dagli altri giovani signori della corte, la maggior parte dei quali aveva i vizi opposti alle sue virtù. Un giorno che quel principe trovavaso da Ebn Thaher, videro giungere una dama seduta sur una mula nera e bianca, in mezzo a dieci schiave che l’accompagnavano a piedi, tutte bellissime, per quanto giudicar potevasi dal loro portamento, e traverso il velo che ne copriva il volto. Portava la dama una cintura color di rosa larga quattro dita, sulla quale scintillavano perle e diamanti di straordinaria grossezza; e circa alla sua beltà, era facile vedere che superava quella delle sue donne come la luna piena supera il quarto di due soli giorni. Tornava dall’aver fatto qualche provvista; e siccome doveva parlare con Ebn Thaher, entrò nella sua bottega, ch’era pulita e spaziosa, ed ov’egli l’accolse con tutti i segni del più profondo rispetto, pregandola ad accomodarsi, ed accennandole colla mano il posto di onore.

«Intanto il principe di Persia, non volendo lasciar passare sì bella occasione di far valere la sua civiltà e galanteria, accomodava il cuscino di stoffa a fondo d’oro, che doveva servir d’appoggio alla dama; si affrettò quindi a ritirarsi per lasciarla sedere, ed avendola poi salutata baciando ai suoi piedi il tappeto, si rialzò, e rimase ritto davanti a lei, al basso del sofà.