Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/584

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giardino. La schiava li aveva intanto lasciati, e mentre trovavansi soli, si misero a discorrere per qualche tempo. — Per voi, che siete uomo saggio,» disse il principe di Persia, «non dubito che non riguardino con soddisfazione tutti questi indizi di grandezza e possanza. Io stesso penso non esservi nulla al mondo di più sorprendente; ma quando riflette che questa è la splendida dimora dell’amabilissima Schemselnihar, e che ve la trattiene il primo monarca della terra, vi confesso che mi credo il più sventurato degli uomini. Parmi non vi sia destino più crudele del mio d’amare un oggetto sottoposto al mio rivale, ed in un luogo, in cui codesto rivale è sì potente, ch’io non sono in questo momento neppur sicuro della mia vita. —

«Ebn Thaher, udendo il principe di Persia parlare di tal guisa, rispose: — Volesse Iddio, signore, ch’io potessi darvi assicurazioni tanto certe del felice esito de’ vostri amori, come lo posso per la sicurezza della vostra vita. Benchè questo superbo palazzo appartenga al califfo, che lo fece fabbricare espressamente per Schemselnihar, sotto il nome di Palazzo degli Eterni Piaceri, e faccia parte del suo proprio, nondimeno dovete sapere che questa dama vive qui in assoluta libertà. Non è dessa annoiata da eunuchi che veglino sulle di lei azioni; ha la sua casa particolare, di cui dispone a proprio talento; esce di casa per girare nella città senza domandarne permesso ad alcuno; torna quando le piace; e mai il califfo non viene a vederla se non le ha prima mandate Mesrur, capo de’ suoi eunuchi, per avvisarla a prepararsi a riceverlo. Tranquillatevi dunque, e prestate tutta la vostra attenzione al concerto onde mi avveggo che Schemselnihar vi vuol regalare. —

«Mentre Ebn Thaher finiva queste parole, egli ed il principe di Persia videro venire la schiava confi-