Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/587

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Thaher; «tostochè lo si vede, e non si hanno più dubbi appena la verità si manifesta. Vedete voi quell’incantevole beltà? E dessa l’origine de’ miei guai: mali che benedico, e non cesserò di benedire, per quanto rigorosi e di qualunque durata possano essere. A quella vista, non capisco più in me istesso; l’anima mia si turba, si sconvolge, e sento che vuole abbandonarmi. Parti dunque, o anima mia, te lo comando, ma sia pel bene e la conservazione di questo misero corpo. Voi solo, troppo crudele Ebn Thaher, siete l’origine di questo disordine: credeste farmi un piacere qui conducendomi, e comprendo che ci son venuto per finire di perdermi. Perdonate,» proseguì poscia interrompendosi; «io m’inganno; ho voluto venire di mia propria volontà, e di me solo debbo lagnarmi.» Ciò detto, proruppe in lagrime. — Mi piace,» gli disse Ebn Thaher, «che mi rendiate giustizia. Quando vi dissi che Schemselnihar era la prima favorita del califfo, lo feci espressamente onde antivenire questa passione funesta che vi compiacete aumentare in cuore. Tutto ciò che qui vedete, deve guarirvene, e conservar non dovete che sentimenti di gratitudine per l’onore che Schemselnihar ha voluto farvi, ordinandomi di meco condurvi: ridestate dunque la vostra assopita ragione, e mettetevi in istato di comparire a lei davanti, come la convenienza richiede. Eccola che si avvicina: se potessi ricominciare, prenderei misure diverse; ma poichè la cosa è fatta, prego Iddio che non ce ne abbiamo a pentire. Debbo rappresentarvi inoltre,» soggiunse, «che l’amore è un traditore, il quale può gettarvi in un precipizio, d’onde non potrete uscire mai più. —

«Non ebbe Ebn Thaher il tempo di dirne di più, essendo in quel punto giunta Schemselnihar, la quale, collocatasi sul trono, li salutò entrambi inclinando la testa; ma fissati tosto gli occhi sul principe di Persia,