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NOTTE CXCII


— Sire, noi abbiamo lasciato il principe di Persia nel battello mentre s’allontanava con dispiacere dal palazzo della favorita.

«Intanto il battelliere vogava con tutte le sue forze, e la schiava confidente di Schemselnihar accompagnò, camminando sulla sponda del canale, il principe di Persia ed Ebn Thaher fino alla corrente del Tigri, ed allora, non potendo andar più oltre, congedatasi da loro, tornò indietro.

«Il principe di Persia stava sempre in una grande prostrazione d’animo, ed Ebn Thaher, consolandolo ed esortandolo a farsi coraggio: — Pensate,» gli diceva, «che quando saremo sbarcati, avremo ancora molta strada da fare per giungere a casa mia, non essendo d’avviso di condurvi, a quest’ora, e nello stato in cui siete, al vostro palagio, che sta molto più lontano: d’altronde potremmo arrischiare d’essere incontrati dalla ronda.» Sbarcarono finalmente; ma il principe aveva sì poca forza, da non poter camminare, ponendo così Ebn Thaher in grave imbarazzo. Allora si ricordò d’avere un amico nelle vicinanze, e trascinò fin là con molto stento il principe. L’amico li ricevette festosamente; e quando li ebbe fatti sedere, chiese loro d’onde venissero sì tardi; Ebn Thaher gli rispose: — Ho saputo stasera che un tale, il quale mi deve una ragguardevole somma di danaro, pensava di partire per un lungo viaggio; non ho dunque perduto tempo, e sono corso a rintracciarlo; strada facendo, incontrai questo giovane signore, che vedete, ed al quale debbo infinite obbligazioni; e siccome conosce anch’egli il mio debitore,