Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/620

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mi dite di scrivervi ch’io vi amo sempre. Ahi quand’anche amata non vi avessi coll’ardore onde vi amo, non potrei trattenermi dall’adorarvi dopo tutti i segni che mi date di sì raro amore! Sì, vi amo, cara anima mia, e mi farò una gloria di ardere, per tutto il tempo della mia vita, della preziosa fiamma che voi accendeste nel mio cuore. Non mi lagnerò mai del vivo ardore, onde mi sento consumato; e per quanto aspri siano gli spasimi che l’assenza vostra mi cagiona, li sopporterò con costanza nella speme di rivedervi un giorno. Volesse Dio, che ciò fosse oggi, e che invece di mandarvi una lettera, mi fosse permesso di venir in persona ad assicurarvi che muoio d’amore per voi! Le lagrime m’impediscono di dirvi altro. Addio.»

Non potè Ebn Thaher leggere queste ultime righe senza versar lagrime anch’egli. Restituì quindi la lettera al principe di Persia, assicurandolo non esservi nulla da correggere; il principe la chiuse, e suggellatala: — Vi prego di avvicinarvi,» disse alla confidente di Schemselnihar, che stava discosta alquanto; «ecco la risposta alla lettera della vostra cara padrona. Vi scongiuro di portargliela, e salutarla a mio nome.» La schiava prese la lettera, e si ritirò con Ebn Thaher.»

Terminando queste parole, la sultana delle Indie, vedendo apparire i primi albori, tacque; e la notte seguente continuò in questa guisa:


NOTTE CXCVIII


— Ebn Thaher, avendo camminato qualche tempo colla schiava confidente, la lasciò, e tornato a casa, si mise a riflettere profondamente all’intrigo amoroso nel quale trovavasi per disgrazia avvolto. Riflettè