Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/68

Da Wikisource.

52

— Salomone (1),» sclamò tosto il genio, «Salomone, gran profeta di Dio, io ti chieggo perdono; mai non mi opporrò alla tua volontà. Io obbedirò a tutti i tuoi comandi....»

Scheherazade, scorgendo il giorno, interruppe qui la narrazione. Dinarzade allora disse: — Sorella, non si può mantener meglio la tua promessa di quel che facesti. Questo racconto è davvero più maraviglioso degli altri. — Sorella,» rispose la sultana, «tu udrai cose che ti faranno ancor più stupire, se il sultano mi permette di narrartele.» Schahriar bramava troppo udire il resto per privarsi di tal piacere, e differì al mattino susseguente la morte della sultana.


NOTTE X


La notte seguente, Dinarzade, chiamata la sorella quando le parve tempo, la pregò di continuare la novella del pescatore. Il sultano, dal canto suo, dimostrossi impaziente di sapere qual contrasto avesse avuto il genio con Salomone. Ed ecco come Scheherazade proseguì il racconto:

«Sire, il pescatore, non appena ebbe udite le parole preforite dal genio, a lui si volse e disse: — Spirito su-

  1. I Maomettani credono che Dio abbia dato a Salomone il dono dei miracoli più che a verun altro prima di lui. Secondo essi, egli comandava agli angeli ed ai demoni, era portato dai venti in tutte le sfere o al di sopra degli astri; gli animali, i vegetabili ed i minerali gli parlavano ed ubbidivano; si faceva insegnare da ciascuna pianta qual ne fosse la particolare virtù, e da ciascun minerale in qual cosa potesse adoperarsi; conversava cogli uccelli, e giovavasi di essi per amoreggiare colla regina Saba ed indurla a venirlo a trovare. Tutte queste favole del Corano sono tolte dai commentari degli Ebrei.