Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/711

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NOTTE CCXIX


— Sire, benchè la nutrice, madre di Marzavan, fosse assai occupata presso la principessa della China, non ebbe però tosto saputo che il suo caro figliuolo era di ritorno, che trovò il tempo d’uscire, di correre ad abbracciarlo, e conversar qualche momento con lui. Quand’essa gli ebbe raccontato, colle lagrime agli occhi, lo stato compassionevole in cui trovavasi la giovane, ed il motivo pel quale il re della China la trattava in quel modo, Marzavan le chiese, se non potesse procurargli il mezzo di vederla in segreto, senza che il re lo sapesse. Pensato che v’ebbe la donna alcun poco: — Figliuolo,» gli disse, «non posso al presente dirvi nulla su tal proposito; ma aspettatemi domani alla medesima ora, che vi darò la risposta. —

«Siccome, oltre la madre di Marzavan, niuno poteva avvicinarsi alla principessa se non col permesso dell’eunuco che comandava alla guardia della porta, la nutrice, la quale sapeva com’ei fosse da poco entrato nel servizio, ed ignorasse ciò ch’era per lo innanzi accaduto alla corte del re della China, si diresse a lui. — Voi sapete,» gli disse, «ch’io ho allattata la principessa nostra padrona; ma non sapete forse però che l’ho allevata insieme ad una figlia della medesima età, che aveva allora, e che ho maritata da poco tempo. La principessa, che le fa l’onore d’amarla sempre, vorrebbe vederla; ma desidera che ciò avvenga senza che alcuno la vegga entrare, nè uscire. —

«Voleva la nutrice continuar a parlare; ma l’eunuco la interruppe. — Basta così,» le disse; «farò sempre con piacere tutto ciò che sarà in poter mio per