Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/718

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vato per la speranza concepita, che si sentì bastante forza per alzarsi, e pregò il re suo padre di permettergli di vestirsi, con una cert’aria che gli cagionò inesprimihile contento.

«Il re si strinse al cuore Marzavan per ringraziarlo, senza informarsi del mezzo, ond’erasi servito per produrre sì maraviglioso effetto, ed uscì tosto dalla camera del principe col suo gran visir per pubblicare la grata novella. Ordinò feste per più giorni; fece largizioni ai suoi ufficiali ed al popolo, limosine ai poveri, e porre in libertà tutti i carcerati. Tutto risuonava in fine di gioia e d’allegrezza nella capitale, e tra poco in tutti gli stati del re Schahzaman.

«Il principe Camaralzaman, estremamente estenuato dalle veglie continue, e per lunga astinenza da quasi ogni sorta d’alimenti, ebbe in breve ricuperata la primiera salute, e sentendosi in forza sufficiente di sopportare le fatiche d’un viaggio, prese il suo salvatore in disparte, e gli disse: — Caro Marzavan, è tempo di eseguire la promessa che mi faceste. Nell’impazienza, in cui sono, di vedere l’amabile principessa, por termine ai singolari tormenti che soffre per amor mio, sento che ricadrei nel medesimo stato, in cui mi vedeste, se non partissimo incontanente. Una cosa m’affligge, e me ne fa temere il ritardo; è questa la tenerezza importuna del re mio padre, che non potrà mai risolversi ad accordarmi il permesso d’allontanarmi da lui. Ciò sarà per me una desolazione, se non trovate il mezzo di rimediarvi: voi pure vedete ch’egli non mi perde quasi mai di vista.» Non potè il principe, terminando queste parole, frenare le lagrime.

«— Principe,» ripigliò Marzavan, «ho già preveduto il grave ostacolo del quale mi parlate; ma sta in me a far in modo che desso non ci trattenga. Il primo scopo del mio viaggio fu di procurare alla