Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/717

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prese Marzavan per mano, e costrinselo a sedere nel luogo stesso da cui erasi egli medesimo levato. Chiestogli poi chi fosse e d’onde venisse dopo che lo straniero gli ebbe risposto d’essere suddito del re della China, e di venire da quegli stati: — Dio voglia,» disse, «che possiate guarire mio figlio dalla sua melanconia; ve ne sarò infinitamente obbligato, ed i contrassegni della mia gratitudine useranno tanto luminosi, che tutta la terra conoscerà non esservi stato: mai servigio meglio ricompensato.» Così detto, lasciò il principe suo figliuolo in libertà d’intertenersi con Marzavan, mentre egli rallegravasi col suo gran visir d’un sì felice incontro.

«Si accostò il giovane naufrago all’orecchio di Camaralzaman, e parlandogli sotto voce: — Principe,» gli disse, «è ormai tempo che cessiate dall’affliggervi sì crudelmente. Nota mi è la dama per la quale tanto soffrite: è la principessa Badura, figlia del re della China che si chiama Gaiur. Posso assicurarvelo per quanto mi ha ella medesima detto della sua avventura, e da ciò che intesi della vostra: la principessa non soffre meno per amor vostro, di quello che voi soffriate per suo amore.» Gli fece quindi il racconto di tutto ciò che sapeva della storia della principessa dopo la fatal notte, in cui si erano in modo tanto incredibile veduti; nè dimenticò il trattamento che il re della China faceva a chi intraprendesse indarno di guarire la principessa Badura dalla sua pretesa follia. — Voi siete il solo,» conchiuse, «che possiate guarirla perfettamente, e presentarvi perciò senza timore. Ma prima d’intraprendere sì lungo viaggio, bisogna che vi ristabiliate bene, ed allora prenderemo le necessarie misure. Pensate dunque senza ritardo al ristabilimento della vostra salute. —

«Potentissimo fu l’effetto del discorso di Marzavan; il principe Camaralzaman ne fu talmente solle-