Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/722

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cipessa Badura, figlia dell’alto e potente monarca Gaiur, re della China, alle condizioni da sua maestà proposte, di spostarla se riesco, o perdere, nel caso contrario, la vita. —

«Oltre alle guardie ed ai custodi del re, fece la novità adunare in un istante molta gente intorno al principe Camaralzaman; in fatti da gran tempo non erasi più presentato nè medico, nè astrologo, nè mago, dopo tanti tragici esempi di quelli, i quali avevano fallito nella loro intrapresa. Credevasi che non ne esistessero più al mondo, o almeno che più non se ne trovassero di tanto insensati per tentarla.

«Al vedere il bell’aspetto del principe, l’aria sua nobile, e la grande gioventù che traspariva dal suo volto, non vi fu chi non ne avesse compassione. — A che mai pensate, signore?» gli dissero quelli che gli si trovavano più vicini. «Qual è il vostro furore di esporre di tal guisa a certa morte una vita che dà si belle speranze? Le teste troncate che vedeste sulle porte non vi destarono orrore? In nome di Dio, abbandonate questa disperata idea, e ritiratevi. —

«A tali rimostranze, il principe Cameralzaman rimase fermo; e invece di ascoltare gli arringatori, vedendo che niuno veniva ad introdurlo, ripetè il medesimo grido con una sicurezza che li fece fremer tutti; ed ognuno allora sclamò: — Egli è risoluto di morire; Dio abbia pietà della sua gioventù e dell’anima sua.» Gridò per la terza volta, e finalmente il gran visir venne a prenderlo in persona per parte del re della China.

«Questo ministro condusse Camaralzaman davanti al re; non l’ebbe il principe appena veduto sul trono, che si prosternò e baciò a lui davanti la terra. Il re, il quale, fra tutti coloro cui una smisurata presunzione aveva eccitati a portare le proprie teste ai suoi piedi, non aveane ancor visto alcuno de-