Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/736

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tale avventura, tanto più dolorosa in quanto che non comprendeva per qual modo potesse il talismano esser cagione della subitanea scomparsa del principe, non ne perdè però il senno, e prese anzi una risoluzione coraggiosa, poco comune alle persone del suo sesso.

«Nel campo non eranvi che la principessa e le sue donne, le quali sapessero la scomparsa di Camaralzaman, poichè allora la gente del suo seguito riposava o dormiva già sotto le tende. Siccome temeva che non la tradissero, se ne venivano in cognizione, moderò primieramente il proprio dolore, e vietò alle donne di nulla dire o nulla far vedere che darne potesse il minimo sospetto. Spogliò poscia il suo abito, e ne vestì uno di Camaralzaman, a cui somigliava essa tanto, che la sua gente la presero pel principe l’indomani mattina quando la videro comparire, e lor comandò di piegare il bagaglio e mettersi in viaggio. Allorchè tutto fu pronto, essa fece entrare nella propria lettiga una sua donna, e quanto a lei, montò a cavallo, e si misero in cammino.

«Dopo un viaggio di più mesi per terra e per mare, la principessa, che aveva fatto continuare la strada sotto il nome del principe Camaralzaman onde recarsi all’isola dei Figli di Khaledan, approdò alla capitale del regno dell’isola d’Ebano, il cui sovrano, allora regnante, chiamavasi Armano. Or siccome i primi fra’ suoi che sharcarono per cercarle alloggio, avevano pubblicato che la nave giunta allora portava il principe Camaralzaman, reduce da un lungo viaggio, e che il cattivo tempo avevalo costretto a gettar l’ancore in quel porto, la voce arrivò in breve fino al real palazzo.

«Il re Armano, accompagnato da gran parte della sua corte, venne subito incontro alla principessa, e la trovò nel momento appunto che, essendo sbarcata,