Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/744

Da Wikisource.

330


Sorta l’alba, la sultana Scheherazade non disse più altro per quella notte; ma la susseguente proseguì il racconto, dicendo al sultano delle Indie:


NOTTE CCXXV

SEGUITO DELLA STORIA DEL PRINCIPE CAMARALZAMAN DOPO LA SUA SEPARAZIONE DALLA PRINCIPESSA BADURA.


— Sire, mentre nell’isola d’Ebano le cose tra la principessa Badura, la principessa Haiatalnefus, il re Armano con la regina, la corte ed i popoli del paese, stavano nello stato ch’ebbi l’onore di narrare a vostra maestà, il principe Camaralzaman trovavasi sempre nella città degl’Idolatri, presso il giardiniere che avevagli dato ricovero.

«Un giorno, assai per tempo, che il principe preparavasi, secondo il solito, a lavorare in giardino, il buon giardiniere ne lo impedì. — Gl’idolatri,» disse, «hanno quest’oggi una gran festa; e siccome si astengono da ogni lavoro per passar la giornata in riunioni ed allegrezze pubbliche, non vogliono neppure che i musulmani lavorino; e questi, per conservarsi nella loro amicizia, si fanno un divertimento d’assistere ai loro spettacoli, che meritano di essere veduti. Epperò quest’oggi è per noi giorno di riposo. Io vi lascio qui, e siccome si avvicina il tempo, in cui il vascello mercantile, del quale v’ho parlato deve fare il viaggio all’isola d’Ebano, vado a trovare alcuni amici per informarmi da essi del giorno che metterà alla vela, nello stesso tempo