Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/743

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«Allora, scoprendosi il seno: — Voi vedete,» continuò Badura, «se una principessa, donna come voi, non merita che le perdoniate; son persuasa che lo farete di buon cuore, quando vi avrò narrata la mia storia, e soprattutto la dolorosa disgrazia che mi costrinse a rappresentare un falso personaggio. —

«Quando la forte giovane ebbe finito di farsi conoscere alla principessa dell’isola d’Ebano per quella che veramente era, la supplicò un’altra volta di conservare il segreto, e voler fingere ch’ella fosse in realtà suo marito, sino all’arrivo del principe Camaralzaman, cui sperava rivedere in breve.

«— Principessa,» ripigliò Haiatalnefus, «sarebbe uno strano destino, che un matrimonio felice esser dovesse di tal corta durata come il vostro, dopo un reciproco amore sì pieno di maraviglie. Desidero con voi che il cielo presto vi riunisca. Frattanto, assicuratevi che custodirò religiosamente il segreto da voi confidatomi, ed avrò il maggior piacere d’essere la sola che, nell’ampio regno dell’isola d’Ebano, vi conosca per quella che siete, mentre voi continuerete a governarlo in guisa sì degna come cominciate. Vi chiedeva amore, ed io di presente vi dichiaro che sarò la danna più felice del mondo se non isdegnerete d’accordarmi la vostra amicizia.» A tali parole, le due principesse si abbracciarono teneramente, e dopo mille attestati di reciproca amicizia, si coricarono.

«Siccome, secondo il costume del paese, bisognava far vedere pubblicamente il segno della consumazione del matrimonio, le due principesse trovarono il modo di rimediare a questa difficoltà. Così, le donne di Haiatalnefus la mattina successiva furono ingannate, ed ingannarono il re Armano, la regina sua consorte e tutta la corte. Per tal modo, la principessa Badura continuò a governare tranquillamente, con soddisfazione del re e di tutto il regno....»