Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/75

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A questo punto Scheherazade, visto albeggiare, ne avvisò Schahriar e tacque. — In verità, sorella, » disse allora Dinarzade, «io non so ove vai a prendere tante belle cose. — Ne sentirai domani di più interessanti,» rispose Scheherazade, «se il sultano, mio signore, ha la bontà di prolungarmi ancora la vita.» Schahriar, il quale desiderava non meno ardentemente di Dinarzade d’udire il seguito della storia del medico Duban, non pensò per quel dì a far morire la sultana.


NOTTE XII


La duodecima notte era già assai inoltrata, allorchè Scheherazade ripigliò di tal guisa il racconto del re greco e del medico Duban:

«Sire, il pescatore, vôlto sempre al genio cui teneva chiuso nel vaso, proseguì in questi termini: — Il medico Duban alzossi, e fatto un profondo inchino, disse al re stimar egli opportuno che sua maestà salisse a cavallo, e si recasse in piazza per giuocare al maglio. Il re fece quanto gli fu detto, e giunto al luogo destinato al giuoco del pallamaglio a cavallo (1), il medico se gli avvicinò col maglio preparato, e porgendoglielo, disse: — Prendete, sire, esercitatevi con questo maglio, e spingete con esso la palla per la piazza, finchè sentiate sudare la mano ed il corpo. Quando il rimedio rinchiuso nel manico di questo maglio, sarà riscaldato dalla vostra mano, vi penetrerà per tutto il corpo; e non appena suderete, potrete lasciare il giuoco, chè il rimedio avrà fatto il suo effetto. Tornato a palazzo, entrate nel bagno, e

  1. Il pallamaglio o giuoco della palla a cavallo, chiamato tehogan dai Persiani, si fa a questo modo: la palla è gettata nel mezzo della piazza, ed i giuocatori, divisi in due schiere, col maglio impugnato, le corrono dietro galoppando per colpirla.