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«Il vecchio guardò il principe sorridendo, e rispose: — Figlio, siete forse forestiero? Se così non fosse, non mi fareste questa domanda. — Appunto, signore, sono forastiero,» gli rispose Assad. — Siate il ben venuto,» ripigliò il vecchio; «è un onore pel nostro paese che un bel giovine come voi abbiasi presa la briga di venirci a visitare. Ditemi, quali affari avete sulla piazza pubblica?
«— Signore,» replicò Assad, «sono quasi due mesi che mio fratello ed io siamo partiti da un paese assai lontano di qui. Da quel tempo non abbiamo cessato di camminare, e siamo appena giunti quest’oggi. Mio fratello, stanco del lungo viaggio, è rimasto appiè della montagna, ed io vengo a prender viveri per lui e per me.
«— Figliuol mio,» tornò a dire il vecchio, non potevate capitar meglio a proposito, e ne godo per amor vostro e di vostro fratello. Ho fatto oggi un lauto trattamento a parecchi miei amici, ond’è rimasta una quantità di cibi che nessuno ha toccati. Venite con me; vi darò da mangiar bene, e quando sarete sazio, ivi donerò ancora per voi e per vostro fratello di che satollarvi per più giorni. Non prendetevi dunque l’incomodo di andar a spendere il vostro denaro: in piazza; i viaggiatori non ne hanno mai di troppo. Inoltre, mentre mangerete, v’informerò meglio di chicchessia delle particolarità della città nostra. Un uomo par mio, che son passato con distinzione per le cariche più onorevoli, non deve ignorarle. Dovete ben rallegrarvi d’esservi rivolto a me piuttosto che ad un altro, poichè vi dirò, così di passaggio, che tutti i nostri cittadini non sono fatti come me, e ve n’hanno, posso assicurarvelo, di assai cattivi. Venite dunque, voglio farvi conoscere la differenza che corre tra un galantuomo mio pari, e molte persone che vantano d’esserlo, e non lo sono altrimenti.