Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/761

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perchè vogliam possedere la principessa?» Allora Abdallah, figliuolo di Fazl, volgendosi ai due cani: — Non è la verità?» chiese loro; ed essi fecero un cenno di testa affermativo.

«Il califfo era colpito di stupore, ed Abdallah continuò il suo racconto in codesta forma:

«— Così legato, essi mi gettarono in mare, e mi sarei infallibilmente annegato, se nel medesimo istante un uccello di straordinaria grossezza non mi avesse preso negli artigli, e sollevato in aria. Perdetti i sensi, e quando rinvenni, mi trovai in un magnifico padiglione adorno di superbe pitture. Molti schiavi mi circondavano, e vidi una dama seduta sur un trono d’oro e vestita d’abiti d’abbagliante splendore; tutta di diamanti n’era la cintura, e portava in testa una triplice corona. L’uccello che mi aveva portato stava presso al trono, e d’improvviso trasformossi in una donzella di celeste bellezza, che riconobbi per la medesima, alla quale aveva salvata la vita in forma di serpente. — Chi è quest’uomo?» domandò la dama seduta sul trono. — È quello di cui v’ho già parlato, madre mia,» rispose l’altra, «e che mi ha salvato l’onore. Sapete chi sono?» mi chiese quindi; ed avendole risposto di no, continuava: «Io sono Saide, figliuola del re Rosso. Il serpente nero che uccideste era Darfil, visir del re Nero dei geni, il quale, avendogli mio padre negata la mia mano, giurò di vendicarsene sull’onor mio. Mi perseguitava del continuo, ed indarno io prendeva tutte le forme per sottrarmi alle sue vessazioni; ei sempre ne scopriva le tracce e seguiva i miei passi. Così, quello stesso giorno io m’era tramutata in serpente bianco ed egli in serpente nero, e Dio sa cosa sarebbe accaduto, se la vostra generosità non vi avesse spinto a soccorrermi. Vi dissi allora che l’azione vostra non sarebbe rimasta senza premio, e