Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/26

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vicino a terra, e che la sua scialuppa era andata a far acqua nel giardino, mandò subito ad avvertire il comandante di dieci vascelli da guerra che teneva in porto, sempre equipaggiati e pronti a partire al primo cenno, che voleva imbarcarsi in persona all’indomani, ad un’ora di giorno.

«Fece il comandante i suoi preparativi; raccolse i capitani, gli altri officiali, i marinai, i soldati, e tutto fu pronto per l’ora da lei desiderata. S’imbarcò la regina, e quando la squadra fu fuori del porto ed alla vela, dichiarò la propria intenzione al comandante. — Voglio,» disse, «che facciate forza di vele per dar la caccia al vascello mercantile partito dal nostro porto ier sera. Ve lo abbandono, se lo prendete; ma se non lo pigliate, la vostra vita me ne risponderà. —

«Le dieci navi si misero ad inseguire il bastimento di Behram, e per due giorni intieri nulla videro. Il terzo, lo scoprirono allo spuntar dell’aurora; e verso mezzodì lo circondarono in modo che non poteva più fuggire.

«Allorchè il crudele Behram ebbe scorto i dieci vascelli, non dubitò quella non fosse la squadra della regina Margiana spedita ad inseguirlo, ed ordinò di bastonare Assad; poichè fin dal suo imbarco nel porto della città dei Magi, non aveva mancato un sol giorno di usargli quel medesimo trattamento: e la rabbia fece che allora lo maltrattasse più del solito. Quando vide che stava per essere circondato, grande, fu la sua perplessità. Conservare Assad, era un dichiararsi colpevole; togliergli la vita, temeva che non ne rimanesse qualche segno. Lo fe’ slegare; e quando, dalla sentina ove trovavasi, lo ebbero condotto alla di lui presenza: — Tu sei,» gli disse, «la cagione che ci perseguitano.» E sì dicendo, lo buttò in mare.

«Il principe Assad, che sapeva nuotare, si aiutò