Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/303

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mani per fare le tue riflessioni. Che ti rivegga tutta consolata delle tue sventure, e lieta di essere riservata al mio letto.» Ciò detto, mi condusse in una camera, e si coricò poscia nella sua dopo avere in persona chiuse tutte le porte del castello. Le ha aperte stamattina, rinchiudendole tosto, per inseguire alcuni viaggiatore che avea da lontano notati; ma bisogna che gli siano sfuggiti, poichè tornava solo e senza le loro spoglie, quando voi lo attaccaste.»

L’alba sorgeva mentre Scheherazade finiva la storia della principessa di Deryabar: la domane la sultana ripigliò quella di Kodadad, e volgendosi a Schahriar:


NOTTE CCLXXXV


— Appena la principessa ebbe finito il racconto delle sue avventure, Kodadad le attestò di essere vivamente commosso dalle sue disgrazie. — Ma, signora,» soggiunse, «non istarà se non in voi di vivere ormai tranquillamente. I figliuoli del re di Harran vi offrono asilo nella corte del loro padre; di grazia, accettatelo; vi sarete amata da quel principe, e rispettata da tutti; e se non isdegnate la mano del vostro liberatore, soffrite che ve la presenti, e vi sposi dinanzi a tutti questi principi; siano essi testimoni del nostro nodo.» La principessa acconsentì, e subito nel giorno stesso il matrimonio si fece nel castello, dove trovaronsi ogni sorta di provvisioni: piene le cucine di carni ed altre vivande, di cui il negro soleva nutrirsi quand’era sazio di carne umana; v’erano ancora moltissimi frutti, tutti eccellenti