Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/459

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debba perderla fra non molto; ma voi credeste che fosse mio zio, ed io l’ho creduto al par di voi. Ah! potevamo noi avere verun altro pensiero d’un uomo che mi colmava di carezze e di benefizi; e faceami tante altre belle promesse? Sappiate, madre mia, che egli non è se non un traditore, uno scellerato, un furbo. Non m’ha fatto tanti benefizi e tante promesse se non allo scopo di perdermi, come v’ho detto, senza che voi, ned io potessimo indovinarne la cagione. Da parte mia, posso accertarvi di non avergli dato motivo alcuno di meritare il minimo maltrattamento. Lo comprenderete voi medesima dal racconto fedele che sono per farvi dell’accaduto, dacchè mi sono da voi separato fino all’esecuzione del perfido suo disegno. —

«Aladino cominciò a narrare alla madre le sue avventure col mago dal venerdì ch’era venuto a prenderlo per condurlo a vedere i palazzi ed i giardini fuor della città; quanto gli avvenne per via fino al sito delle due montagne dove operar doveasi il gran prodigio del mago; come, con un profumo gettato sul fuoco ed alcune parole magiche, la terra si fosse in un attimo spalancata, mostrando l’ingresso d’un sotterraneo che conduceva ad un tesoro inestimabile. Non dimenticò lo schiaffo ricevuto dal mago, ed in qual maniera, dopo essersi alquanto raddolcito, lo avesse con infinite promesse, e mettendogli il suo anello in dito, indotto a discendere nel sotterraneo. Nè ommise circostanza veruna delle cose vedute passando e ripassando nelle tre sale, nel giardino e sulla terrazza, dove avea presa la lampada maravigliosa, ch’ei mostrò, traendola dal seno, alla madre, insieme ai frutti trasparenti e di vari colori colti nel giardino nel tornar indietro, ai quali aggiunse le due borse piene, che diede alla madre, e di cui essa fece poco caso. Eppure quei frutti erano pietre preziose: