Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/462

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zienza; non istarete molto ad averne. Ho un po’ di filo di cotone del mio lavoro; andrò a venderlo per comprarvi del pane e qualche cosa pel nostro desinare. — Mamma,» riprese Aladino, «riservate il vostro filo di cotone per un’altra volta, e datemi la lucerna portata ieri da me; andrò a venderla, e col denaro ricavato avremo da poter fare colazione e desinare, e fors’anche da cena. —

«La madre, presa la lucerna dal sito in cui avevaia collocata: — Eccola,» disse al figlio, «ma è molto sporca; per poco che sia pulita, credo che varrà qualche cosa di più.» Prese quindi acqua ed un po’ di sabbia fina per nettarla; ma appena ebbe cominciato a strofinare la lucerna, in un istante, alla presenza del figliuolo, sollevossi e le comparve davanti un genio orribile e di gigantesca statura, il quale le disse con voce altitonante:

«— Che vuoi? Eccomi pronto ad obbedirti come tuo schiavo, e schiavo di tutti quelli che hanno la lucerna in mano, io e gli altri schiavi della lucerna!

«La vecchia non era in grado di rispondere: la sua vista non avea potuto sostenere l’orrenda figura del genio, ed il di lei spavento era stato tale fin dalle prime parole da colui pronunciate, che cadde fuor de’ sensi.

«Aladino, il quale aveva già avuto un’apparizione consimile nel sotterraneo, senza perder tempo, nè il giudizio, s’impossessò ratto della lucerna, e supplendo alla mancanza di spirito della madre, rispose per lei con voce ferma: — Ho fame, recami da mangiare.» Il genio disparve, e tornò poco dopo carico d’un gran bacile d’argento, che portava sulla testa, con dodici piatti coperti dello stesso metallo, pieni di squisite vivande dispostevi sopra, sei grossi pani bianchi come la neve sui piatti, due bottiglie di vino squisito, e due tazze d’argento in mano. Depose il tutto sul sofà, e subito disparve.