Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/461

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to lo detestasse co’ segni della maggior indignazione, ma quando il giovine ebbe finito, si scatenò con mille ingiurie contro l’impostore; lo chiamò traditore, perfido, barbaro, assassino, ingannatore, stregone, nemico e flagello del genere umano. — Sì, figliuol mio,» soggiunse, «è uno stregone, e gente di tal fatta sono pubbliche pesti; tengono commercio co’ demoni mediante i loro incantesimi e sortilegi. Benedetto sia Iddio, il quale non ha permesso che la sua malignità insigne avesse contro di voi l’intiero suo effetto! Dovete ringraziarlo bene della grazia che v’ha fatto! La vostra morte era inevitabile, se non vi foste ricordato di lui, ed implorato non ne aveste il soccorso.» Aggiunse ancora molte altre cose, detestando sempre il tradimento dal mago fatto al figliuolo; ma parlando, si avvide che Aladino, il quale non aveva dormito da tre giorni, pareva bisognoso di riposo; fattolo dunque andar a letto, poco dopo si coricò anch’essa.»


NOTTE CCCXVII


— Sire,» proseguì la sultana delle Indie, «Aladino, non avendo preso alcun riposo nel sotterraneo dov’era stato sepolto nell’intenzione che vi perdesse la vita, dormì di sonno profondo tutta la notte, nè si risvegliò che alla domane assai tardi. Alzatosi allora, la prima cosa che disse alla madre fu di esternarle il bisogno di mangiare, e che far non gli poteva piacere maggiore quanto di dargli da colazione. — Aimè, figlio mio,» rispose la madre, «non ho nemmeno un tozzo di pane da darvi; mangiaste ier sera le poche provvisioni che aveva in casa: ma abbiate un po’ di pa-