Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/475

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NOTTE CCCXX


— La madre di Aladino aveva ascoltato con attenzione il discorso del figliuolo sino a quest’ultime parole, ma quand’ebbe inteso essere intenzionato di far domandare in matrimonio la principessa Badrulbudur, non potè trattenersi dall’interromperlo con una grande risata. Aladino volea proseguire, ma essa, interrompendolo di nuovo: — Oh! figliuolo,» gli disse, «a che mai pensate? Bisogna che abbiate perduto il cervello per tenermi simili discorsi!

«— Madre,» rispose Aladino, «posso assicurarvi che non ho perduto il senno, ed ho tutto il mio buon giudizio. Ho preveduto i rimproveri di follia e di stravaganza che mi fate, e quelli che far mi potreste; ma ciò non mi vieterà di ripetervi essere mia risoluzione di domandare la principessa in matrimonio al sultano.

«— In verità, figlio mio,» ripigliò seriamente la madre, «non saprei trattenermi dal dirvi che voi impazzite del tutto, e quand’anche voleste eseguire siffatta risoluzione, non vedo da chi osereste far fare tale domanda al sultano. — Da voi medesima,» replicò subito il giovane senza esitare. — Da me!» sclamò la madre, in aria di sorpresa e stupore; «ed al sultano! Ah! mi guarderò bene dall’impegnarmi in simile impresa! E chi siete voi,» continuava, «per aver l’ardire di pensare alla figliuola del vostro sultano? Non dimenticaste che siete figlio d’un sartore fra i più miserabili della sua capitale, e d’una madre i cui antenati non ebbero nascita più illustre? Non sapete che i sultani non degnano concedere le loro figliuole in