Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/492

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gliuolo voleva far uso della lucerna per impedire, se fosse possibile, il compimento del matrimonio del figlio del gran visir colla principessa, nè s’ingannava. In fatti, Aladino, giunto nella sua stanza, prese la lucerna maravigliosa che aveva colà portata onde sottrarla agli occhi della madre dopo che l’apparizione del genio avevale fatta tanta paura; presa dunque la lucerna, la fregò nello stesso sito dell’altre volte. Ed ecco sull’istante comparirgli davanti il genio.

«— Che vuoi?» disse al giovane; «eccomi pronto ad obbedirti come schiavo tuo, e di tutti quelli che hanno la lucerna in mano, io e gli altri schiavi della lucerna.

«— Ascolta,» gli disse Aladino, «finora tu mi recasti da mangiare quando n’ebbi bisogno; ora si tratta d’un affare di ben altra importanza. Ho fatto domandare in isposa al sultano la principessa Badrulbudur sua figliuola; ei me l’ha promessa, chiedendomi una dilazione di tre mesi. Invece di mantenere la sua parola, stasera, prima della scadenza, ei la marita al figliuolo del gran visir; l’ho saputo adesso, e la cosa è certa. Ciò ch’io ti domando, è che, appena il nuovo sposo colla sposa saranno coricati, tu li porti qui amendue nel loro letto.

«— Padrone,» rispose il genio, «corro ad obbedirti. Hai altro da comandarmi?

«— Null’altro per ora,» ripigliò Aladino. E nello stesso tempo il genio disparve.

«Il giovane tornò dalla madre, cenò colla solita tranquillità, e dopo cena s’intertenne seco lei per qualche tempo del matrimonio della principessa, come di cosa che più non l’imbarazzava. Tornato poi nella sua stanza, lasciò la madre in libertà d’andare a letto; quanto a lui, non si coricò, ma attese il ritorno del genio e l’esecuzione del comando impostogli.