Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/497

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mie carezze? È colla madre vostra che far dovete tutte queste smorfie? Dubitate forse ch’io non sappia tutto ciò che può succedere in una circostanza simile a quella nella quale vi trovate? Voglio ben credere che non abbiate tale idea: bisogna dunque vi sia accaduta qualche altra cosa; palesatemela francamente, e non lasciatemi più a lungo in un’inquietudine che m’opprime. —

«La principessa Badrulbudur ruppe finalmente il silenzio con un profondo sospiro. — Ah! signora e dilettissima madre,» sclamò, «perdonate se mancai al rispetto che vi debbo! Ho l’animo tanto occupato delle cose straordinarie accadutemi stanotte, che non sono ancora ben riavuta dal mio sbalordimento, nè dal terrore, ed ho gran fatica a riconoscermi da me medesima.» Allora le narrò, coi più vivi colori, in qual maniera, poco dopo ch’ella ed il suo sposo furono coricati, il letto fosse stato sollevato ed in un attimo trasportato in una brutta ed oscura stanzaccia, dov’ebbe a vedersi sola e separata dallo sposo, senza sapere cosa ne fosse avvenuto, e dove aveva veduto un giovane, il quale, voltole prima alcune parole, cui le riescì impossibile d’intendere per lo spavento, erasi coricato al posto del marito, dopo aver messa fra lei e lui la sua scimitarra, e ch’eragli stato restituito lo sposo, ed il letto riportato a suo luogo in altrettanto breve tempo. — Tutto questo era appena accaduto,» soggiunse, «quando entrò nella stanza il sultano mio padre; io era sì abbattuta dalla tristezza, che non ebbi la forza di rispondergli una sola parola: laonde dubito assai ch’egli non siasi sdegnato per la maniera con cui ho ricevuto l’onore ch’ei mi faceva, ma spero che mi perdonerà quando sappia la trista mia avventura, e lo stato compassionevole nel quale mi trovo ancora di presente.»