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NOTTE CCCXXIX


— Sire, Aladino giunse al palazzo, dove tutto era disposto per riceverlo. Quando fu alla seconda porta, egli volle mettere il piede a terra per conformarsi all’uso osservato dal gran visir, dai generali e dai governatori di province di primo grado; ma il capo degli uscieri, che d’ordine del sovrano lo attendeva, ne lo impedì, e lo accompagnò fin presso alla sala del consiglio o dell’udienza, dove lo aiutò a scendere di cavallo, benchè Aladino vivamente si opponesse, e nol volesse tollerare, senza potervi riuscire; gli uscieri, fatta intanto doppia spalliera all’ingresso della sala, il loro capo collocossi il giovane alla destra, e fattolo passare in mezzo, lo condusse sino al trono del sultano.

«Quando questi ebbe scorto Aladino, non fu meno maravigliato al vederlo magnificamente vestito che mai nol fosse stato egli medesimo, quanto sorpreso dal suo bell’aspetto, dalle leggiadre forme e da una cert’aria di grandezza lontana dallo stato di bassezza, nel quale eragli comparsa davanti la madre. Però nè la maraviglia, nè la sua sorpresa non lo trattennero dall’alzarsi e scendere sollecitamente due o tre gradini per impedire ad Aladino di gettarsi a’ suoi piedi, e d’abbracciarlo con una dimostrazione tutta piena d’amicizia. Dopo tale cortesia, il giovane voleva ancora gettarsi a’ piedi del sultano; ma questi lo trattenne per la mano, e lo costrinse a salire ed a sedere fra lui ed il visir.

«Il giovane, presa allora la parola: — Sire,» gli