Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/543

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«La lampada di cui parlava la schiava, era la lucerna maravigliosa di cui Aladino erasi servito per sollevarsi al punto di grandezza ove trovavasi; e l’avea egli medesimo posta sulla cornice prima di andar alla caccia nel timore di perderla, avendo presa la medesima precauzione tutte le altre volte che vi era andato. Ma nè le schiave, nè gli eunuchi, nè la principessa medesima vi avevano fatta attenzione una sol volta fin allora durante la di lui assenza, portandola egli sempre indosso fuor del tempo della caccia. Si dirà che la precauzione di Aladino era buona, ma che almeno avrebbe dovuto chiuder via la sua lucerna. È vero: ma si sono commessi in ogni tempo simili falli, se ne fanno ancora oggidì, nè si cesserà di commetterne.

«Badrulbudur, la quale ignorava che quella lucerna fosse tanto preziosa com’era in vero, e che Aladino, senza parlare di lei medesima, aveva grande interesse che non la toccassero e fosse conservata, aderì alla celia, e comandò ad un eunuco di andare a far quel cambio. Obbedì l’eunuco, discese dal salone, ed appena uscito dalla porta del palazzo; scorgendo il mago affricano, lo chiamò, e quando gli fu vicino, mostrandogli la lucerna vecchia: — Dammi,» gli disse, «una lucerna nuova, che ti darò questa. —

«Il negromante non dubitò quella non fosse la lucerna che cercava; non ve ne potevano essere altre nel palazzo di Aladino, ove tutte le stoviglie e le suppellettili erano d’oro o d’argento; la prese dunque subito di mano dall’eunuco, ed avvoltala bene per metterla in seno, gli presentò il paniere, dicendogli di scegliere quella che più gli piacesse. L’eunuco ne prese una, e lasciato il mago, portò la lucerna nuova alla principessa; ma il cambio non fu appena eseguito, che i ragazzi fecero rimbombare