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Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/558

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uopo è necessario che mi rechi alla città. Verso mezzodì sarò di ritorno, ed allora vi comunicherò il mio piano, e ciò che dovrete fare per contribuire alla sua buona riuscita. Ma affinchè ne siate avvertita, non maravigliatevi di vedermi tornare in altro abito, e date ordine di non farmi attendere alla porta segreta, al primo colpo che batterò. —

«La principessa gli promise che l’avrebbero aspettato alla porta, e che sarebbero pronti ad aprirgliela...»

— L’alba sorge assai mal a proposito,» sclamò Dinarzade, «ed è spiacevole vedersi interrotti nel passo, più interessante del racconto. — Sorella,» soggiunse Scheherazade, «domani fammi svegliare di buon’ora, ed io ripiglierò il seguito di questa novella, che tanto ti piace.»


NOTTE CCCXXXVI


La sultana continuò così la sua storia: — Sire, quando Aladino fu disceso dall’appartamento della principessa ed uscito dal palazzo, guardò da una parte e dall’altra, e vide un contadino che avviavasi per la campagna. Or siccome il contadino andava al di là del palazzo e n’era alquanto lontano, Aladino affrettò il passo, e raggiuntolo, gli propose di cambiar d’abiti, e tanto fece che quell’uomo acconsentì. Il cambio fu fatto all’ombra d’un cespuglio, quindi separatisi, Aladino prese la strada della città, dove appena entrato, e procedendo per le vie più frequentate, giunse al sito nel quale ogni sorta di mercanti e d’artigiani avevano la loro contrada particolare. Entrò egli in quella de’ droghieri, e direttosi alla bottega più