Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/611

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lito, non potè dir altro. La domane, facendo parlare Sidi Numan al califfo, ripigliò essa in questi sensi:


NOTTE CCCXLVIII


STORIA

DI SIDI NUMAN.


— «Commendatore de’ credenti,» continuò Sidi Numan, «non parlo a vostra maestà della mia nascita: dessa non è illustre sì da meritare ch’ella vi faccia attenzione. Quanto ai beni di fortuna, i miei avi, mediante la loro buona economia, me ne lasciarono quanto poteva desiderare per vivere da galantuomo, senza ambizione, ned essere a carico di chicchessia.

«Con tali vantaggi, la sola cosa che potessi desiderare, onde rendere compiuta la mia felicità, sarebbe stata di trovare una moglie amabile, che meritasse tutta la mia tenerezza, e la quale, amandomi veracemente, volesse meco dividerla; ma non piacque a Dio di concedermela: per lo contrario, me ne diede una, la quale, sin dal giorno dopo le mie nozze, cominciò ad esercitare la mia pazienza in modo tale da non poter essere compresa se non da chi siasi trovato esposto a simile prova.

«Richiedendo l’uso che i nostri matrimoni si facciano senza vedere, nè conoscere la donna che dobbiamo sposare, vostra maestà non ignora che un marito non può dolersi se trovi che quella toccatagli in sorte non sia brutta da ispirar orrore, non