Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/653

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«— Vicino,» ripigliò ella, «prendetene cento pezze d’oro: è molto. Non so nemmeno se mio marito vorrà acconsentirvi. —

«A quel nuovo aumento, le dichiarai che ne volea cento mila pezze; che ben vedeva valerne il diamante assai di più; essere nonostante per far piacere a lei ed a suo marito, come vicini, ch’io mi limitava a quella somma, che ne voleva assolutamente ricavare, e che, se rifiutassero di darmene tal prezzo, altri gioiellieri me lo avrebbero pagato di più.

«L’Ebrea confermommi essa medesima nella mia risoluzione colla premura dimostrata di conchiudere il negozio, offrendomi a più riprese sin cinquanta mila pezze d’oro, ch’io ricusai.

«— Non posso,» diss’ella allora, «darne di più senza il consenso di mio marito. Ei tornerà stasera; vi domando dunque, in grazia, di pazientare sinchè egli vi parli e vegga il diamante.» Il che io le promisi.

«Alla sera, tornato l’Ebreo a casa, seppe dalla moglie che non aveva riuscito colla mia nè con me, l’offerta fattami di cinquantamila pezze d’oro, e la grazia a me domandata.

«Stette l’Ebreo spiando il momento ch’io abbandonassi il lavoro per tornar a casa, ed allora: — Vicino Hassan,» disse, accostandomisi, «vi prego di farmi vedere il diamante che vostra moglie mostrò alla mia.» Lo feci entrare e glielo mostrai.

«Or siccome già annottava e non era peranco acceso il lume, conobbe egli tosto, dalla luce tramandata dal diamante e dal suo grande splendore in mezzo alla mia mano, la quale apparivane tutta rischiarata, che sua moglie gliene aveva fatto un rapporto fedele. Lo prese anch’egli, ed esaminatolo a lungo, nè cessando dall’ammirarlo: — Or bene, vicino,» disse, «mia moglie, per quanto mi ha detto, ve ne haof-