Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/654

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ferto cinquanta mila pezze d’oro; affinchè siate contento, io aggiungerò altre ventimila.

«— Vicino,» risposi, «vostra moglie vi avrà detto che l’ho messo a centomila: o voi me le date, o terrò il diamante; non c’è via di mezzo. —

«Stiracchiò egli assai tempo nella speranza ch’io glielo cedessi a qualche cosa di meno; ma non potè nulla ottenere, e nel timore ch’io non lo mostrassi ad altri gioiellieri, come avrei fatto, non mi lasciò senza aver conchiuso il negozio, al prezzo ch’io ne chiedeva. Mi disse di non aver presso di sè le centomila pezze d’oro; ma che alla domane, prima dell’ora medesima, mi avrebbe consegnata tutta la somma; e me ne portò anzi lo stesso giorno due sacchi, da mille cadauno, per arra del contratto.

«Il giorno appresso, ignoro se l’Ebreo prendesse a prestito dagli amici o facesse società con altri gioiellieri: fatto sta che mi formò la somma convenuta, recandomela nel tempo che me ne avea data parola; io gli consegnai il suo diamante.

«Condotto in tal guisa a buon termine la vendita del diamante, e ricco infinitamente al di là delle mie speranze, ringraziai Dio della sua bontà e liberalità, e sarei corso a gettarmi appiè di Saad, per dimostrargli la mia gratitudine, se avessi saputo ove dimorava. E lo stesso fatto avrei con Saadi, al quale doveva la prima obbligazione della mia fortuna, benchè non fosse riuscito nella sua buona intenzione per me.

«Pensai quindi al buon uso che dovea fare d’una somma sì ragguardevole. Mia moglie, coll’animo già pieno della vanità comune al suo sesso, mi propose subito ricchi abiti per lei e pei figliuoli, e di comprare una casa ed ammobigliarla sontuosamente.

«— Moglie,» le dissi, «non è con tal sorta di spese che dobbiamo cominciare; lasciatemi fare: ciò che chiedete verrà col tempo. Sebbene il denaro sia