Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/93

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rispose, «sono il pescatore Kerim; essendomi accorto che trattavate i vostri amici, ed avendo pescato in questo momento due bei pesci, vengo a chiedervi se ne avete bisogno. —

«Noreddin e la Bella Persiana furono lieti di sentire a parlar di pesce. — Sceich Ibrahim,» disse tosto la Bella Persiana, «vi prego, fateci il favore di farlo entrare, onde poter vedere il suo pesce.» Il custode non era più in istato di domandare al preteso pescatore nè come, nè d’onde fosse venuto, e pensò soltanto a compiacere la giovane. Rivolse dunque la testa dal lato della porta con istento, tanto aveva bevuto, e disse balbettando al califfo, cui prendeva per quello che sembrava: — Fatti innanzi, ladrone di notte, accostati, che ti si possa vedere. —

«Il califfo venne innanzi contraffacendo ottimamente tutte le maniere d’un pescatore, e presentò i due pesci. — Ecco un pesce bellissimo,» disse la Bella Persiana; «ne mangerei volontieri, se fosse cotto e ben accomodato. — La signora ha ragione,» soggiunse Sceich Ibrahim; «cosa vuoi tu che facciamo del tuo pesce se non è acconciato? Va a cuocerlo tu stesso, e portacelo: nella mia cucina troverai l’occorrente. —

«Tornò il califfo a trovare il gran visir, e gli disse: — Giafar, sono stato benissimo accolto, ma vogliono che il pesce sia accomodato. — Vado a prepararlo io,» rispose il visir, «e ciò sarà fatto in un momento. — Mi sta tanto a cuore,» ripigliò il califfo, «di venir a capo del mio disegno, che me ne prenderò io medesimo il disturbo. Se so fare così bene da pescatore, posso egualmente fare da cuoco: mi sono divertito di cucina nella mia gioventù, e non ci riusciva male.» Dicendo queste parole, prese la strada della dimora di Sceich Ibrahim, ed il gran visir a Mesrur lo seguirono.