Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/113

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parla, che vedete entro questa gabbia, e trovato per suo mezzo l’albero che canta del quale tengo un ramoscello, e l’acqua gialla di cui ho pieno questo fiasco, io non voleva far ritorno senza ricondurvi con me, l’ho costretto, pel potere acquistato su di lui, a somministrarmene il mezzo, ed egli m’insegnò dov’era la brocca, e l’uso che doveva farne. —

«A tal discorso, conobbero Bahman e Perviz il grand’obbligo che avevano alla sorella; i signori che si erano tutti raccolti a loro intorno, ed avevano udito il discorso medesimo, li imitarono, manifestando che ben lungi dall’invidiarla sulla conquista da lei fatta, ed a cui aveano anch’essi aspirato, non sapevano meglio dimostrarle la propria gratitudine per la vita ad essi ridonata, se non dichiarandosi suoi schiavi, e pronti ad eseguire tutto ciò che le piacesse di ordinare.

«— Signori,» ripigliò la giovane, «se avete posto mente alle mie parole, avrete potuto notare che in ciò che ho fatto, non abbiam intenzione se non di ricuperare i miei fratelli; laonde, se ve n’è derivato il benefizio che dite, non mi dovete alcuna obbligazione. Non accetto del vostro complimento fuorchè la cortesia con cui me lo fate, e ve ne rendo le dovute grazie. D’altra parte, vi riguardo ciascuno in particolare come persone libere quanto lo eravate prima della vostra disgrazia, e mi rallegro con voi della ventura toccatavi per mia occasione. Ma non ci fermiamo oltre in un luogo dove non c’è ormai nulla che ci possa trattenere a lungo; rimontiamo a cavallo, e torniamo tutti ai paesi, da’ quali siamo venuti. —

«E per la prima ne diede l’esampio, andando a riprendere il destriero, che trovò nello stesso sito in cui avevalo lasciato. Prima di salirvi, Bahman, il quale voleva sollevarla, la pregò di dargli da portare la gabbia.