Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/114

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«— Fratello,» rispose la principessa, «l’uccello è mio schiavo, e voglio portarlo io medesima; se però volete incaricarvi del ramo dell’albero che canta, eccovelo. Prendete intanto la gabbia per consegnarmela quando sarò in sella.» Risalita che fu a cavallo, e resale da Bahman la gabbia e l’uccello: «E voi, fratello Perviz,» continuò, volgendosi a questi, «ecco pure l’ampolla dell’acqua gialla che affido alla vostra custodia, se però non vi reca incomodo.» Il principe Perviz se ne incaricò con moltissimo piacere.

«Allorchè Bahman, Perviz ed i signori furono tutti a cavallo, la giovane aspettò che alcuno di essi si mettesse alla testa della comitiva per aprire la marcia; i due principi vollero cedere l’onorevole incarico ai signori, e questi, dal loro canto, volevano renderne omaggio alla principessa. Or vedendo questa che niuno volea prendersi tal vantaggio, per lasciarne a lei sola l’onore, si volse a tutti, e disse: — Signori, attendo che andiate innanzi. — Signora,» rispose, a nome di tutti, uno di quelli che le stavano più vicini, «quando pur ignorassimo l’onore dovuto al vostro sesso, non v’ha omaggio cui non saremmo pronti a tributarvi dopo ciò che per noi opraste. Ad onta della vostra modestia, vi preghiamo di non privarci più a lungo del bene di seguirvi.

«— Signori,» soggiunse allora la principessa, «non merito l’onore che mi fate, e non l’accetto se non perchè ne mostrate desiderio.» Ed in pari tempo si pose in cammino, seguita dai due principi e dai signori in truppa senza distinzione.

«La comitiva volle, passando, vedere il dervis, per ringraziarlo della sua buona accoglienza e dei salutari consigli da tutti trovati sinceri; ma era morto, e non fu possibile sapere se per vecchiaia o perchè non era più necessario ad insegnare la via che conduceva alla conquista delle tre cose, delle quali Parizade aveva trionfato.