Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/117

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amate la caccia. — Sire,» soggiunse Bahman, «dessa è il solito nostro esercizio, e quello che nessun suddito di vostra maestà, il quale desideri portar le armi nei suoi eserciti, non suol trascurare, uniformandosi all’antico uso di questo regno. —

«Firuz Schah, allenato da così saggia risposta, ripigliò: — In tal caso, mi compiacerò di vedervi all’opra. Venite, scegliete il genere di caccia che più v’aggrada. —

«Risaliti i principi a cavallo, seguirono il sultano, e non eransi di molto inoltrati, quando videro comparire tutto ad un tratto varie flore. Bahman scelse un lione, e Perviz un orso: partirono ambedue nello stesso punto con un’intrepidità che fece inarcar le ciglia di stupore al sultano, e raggiunte quasi entrambi nello stesso istante le belve, e lanciarono con tal destrezza il giavellotto, che Bahman trafisse il leone da parte a parte, Perviz l’orso, ed il sultano li vide cadere l’un dopo l’altro in poco tempo. Senza fermarsi, il principe Bahman insegue un altro leone, e Perviz un altro orso, ed in poco tempo li trafiggono e li rovesciano esanimi. Volevano continuare, ma il sultano non lo permise; li fece richiamare, e giunti che gli furono vicino. — Se vi lasciassi fare,» diss’egli, «avreste in breve distrutto tutto il mio salvaggiume. Non sono però le fiere ch’io voglia risparmiare, quanto le vostre persone, la cui vita terrò d’or innanzi carissima, persuaso che il valor vostro mi sarà, quando che sia, molto più utile che or non mi fu dilettevole. —

«In somma, Firuz-Schah si sentì pei due giovani tale inclinazione, che li invitò a venirlo a trovare, ed a seguirlo immediatamente.

«— Sire,» rispose il principe Bahman, «vostra maestà ne vuol far un onore che non meritiamo, e la supplichiamo ad aver la bontà di dispensarcene. —