Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/120

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a lui. Ma credete voi che sia facile negare assolutamente al nostro re ciò che con tanta premura, a quanto pare, egli desidera? Le brame dei sultani sono voleri, ai quali è pericoloso resistere. Perciò, se, secondando le mie inclinazioni, vi dissuadessi dall’usargli la compiacenza che da voi esige, altro non farei se non esporvi al suo risentimento, e rendermi con voi infelice. Ora conoscete il mio sentimento. Prima nondimeno di nulla conchiudere, consultiamo l’uccello che parla, e vediamo cosa ne consiglierà: è sagace e previdente, e ci ha promesso il suo aiuto nelle cose difficili. —

«Parizade fecesi portare la gabbia, ed esposta all’uccello, in presenza dei principi, la difficoltà, gli chiese come dovessero comportarsi in quella contingenza. Quello rispose: — Bisogna che i principi vostri fratelli accondiscendano alla volontà del sultano, ed anzi che l’invitino a venir visitare la vostra casa.

«— Ma, uccello,» ripigliò la principessa, «noi ci amiamo, i miei fratelli ed io, d’un affetto senza pari; soffrirà questo alcun danno per un tal passo? — Non mai,» rispose l’uccello, «ma diventerà anzi più forte. — Allora,» replicò la principessa, «il sultano mi vedrà.» L’uccello le dichiarò esser necessario che la vedesse, e che ogni cosa sarebbe andata per la meglio.

«Alla domane, tornati i principi Bahman e Perviz alla caccia, il sultano, da quanto lungi mai potè farsi intendere, domandò loro se si fossero ricordati di parlare colla sorella. Bahman, avvicinatosi, così gli rispose: — Sire, vostra maestà può disporre di noi, e siamo pronti ad obbedirgli; non solo non incontrammo ostacolo ad ottenere il consenso di nostra sorella, ma ben anche le dispiacque che avessimo avuto per lei tanta deferenza in una cosa ch’era di nostro dovere riguardo la vostra maestà. Ma, o sire, essa se n’è resa tanto degna, che, se abbiam peccato, spe-