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Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/129

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«Aprì la principessa una porta che dava in giardino, e ciò che subito colpì gli occhi del sultano, fu lo zampillo d’acqua gialla, color d’oro. Sorpresa da spettacolo sì nuovo, e consideratolo alcun tempo con ammirazione: — D’onde viene quell’acqua meravigliosa,» domandò, «che fa tanto piacere a vederla? Dove n’è la sorgente? E per qual arte se n’è formato uno zampillo sì straordinario, ed al quale non credo siavi nulla di simile al mondo? Voglio rimirare questa maraviglia davvicino.» Ciò dicendo, inoltrossi, e la principessa, continuando a guidarlo, lo condusse verso il sito dove stava l’albero armonioso.

«Avvicinandosi, il sultano, all’udir quivi una melodia tutta diversa da quelle fin allora intese, fermossi, cercando cogli occhi dove fossero i musici; ma non vedendone alcuno nè vicino, nè lontano, e nondimeno udendo il concerto sì distintamente da deliziarsene:

«— Mia bella,» chiese di nuovo, volgendosi a Parizade, «dove sono i cantori che sento? Sono sotterra? Invisibili nell’aria? Con voci sì esimie ed incantevoli, non arrischierebbero nulla a mostrarsi: anzi, farebbero piacere.

«— Sire,» rispose, sorridendo, la donzella, «non sono musici che formano il concerto che udite; è quell’albero che vostra maestà si vede davanti; se vuol darsi l’incomodo di avvicinarsi quattro passi, non ne dubiterà più, e le voci gli riusciranno più distinte. —

«Inoltrossi Firuz-Schah, e rimase così estatico alla dolce armonia, che non si stancava d’ascoltarla. Infine, ricordossi che dovea vedere da vicino l’acqua gialla, e schiudendo le labbra: — Mia bella,» chiese alla giovane, «ditemi, di grazia, quest’albero maraviglioso trovasi per caso nel vostro giardino? Oppure è un dono che vi fu fatto, o lo faceste venire da qualche lontano paese? Bisogna che venga molto da