Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/138

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«In tal risoluzione, il califfo si volse verso Giafar il Barmecida, e gli disse: — Giafar, io vorrei travestirmi, passeggiare in Bagdad, visitare le diverse parti della città, vedere gli abitanti, udire i loro discorsi, e distribuir elemosine ai poveri ed agl’infelici: tu mi accompagnerai, e farai in modo che nessuno ci riconosca.

«— Commendatore dei credenti,» rispose Giafar, «io sono pronto ad eseguire i vostri ordini. —

«Il califfo allora si alzò; e recatisi nell’interno del palazzo, indossarono abiti convenienti alla circostanza, ed empironsi di denaro le tasche. Poscia, usciti segretamente, cominciarono a percorrere le vie e le pubbliche piazze, facendo elemosina a’ tutti i poveri che incontravano per istrada.

«Mentre camminavano così a caso, incontrarono una donna seduta nel mezzo della via, e coperta d’un fitto velo, che stese loro la mano dicendo: — Datemi qualche cosa, per l’amor di Dio.» Il califfo, guardandola, si avvide che il suo braccio e la mano erano d’una bianchezza che superava quella dell’avorio. Ne rimase sorpreso, e cavata di tasca una moneta d‘oro, la consegnò a Giafar onde la porgesse a quella donna. Il visir le si accostò e le diede la moneta.

«Quell’infelice, chiudendo la mano, si accorse, che ciò ch’ella stringeva era più grosso e pesante di un obolo o di una dramma: essa guardò, e vide ch’era una moneta d’oro. Allora chiamò tosto Giafar, il quale erasi allontanato, gridando: — Buon giovane, buon giovane!» Giafar tornò indietro. «Volete voi,» gli disse la donna, «farmi l’elemosina di questa moneta d’oro, o me l‘avete data in isbaglio, o con qualche altra intenzione?

«— Non son io che ve l‘ha donata,» le rispose Giafar; «fu questo giovane che me la diede onde ve la