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Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/146

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del mio quartiere. — Sia tosto condotto alla mia presenza,» soggiunse il califfo.

«Fu mandato a cercare la guardia, e lo si condusse colle mani legate. — Sciagurata donna!» diceva egli fra sè; «se ci avesse lasciato mangiare le focacce, noi saremmo stati contenti, e non ci sarebbe accaduto nessun male. Intanto, non ne abbiamo assaggiata una sola, ed eccoci in questa trista situazione. —

«Il califfo fece alla guardia la stessa domanda volta al pubblico banditore, minacciandolo di morte, se non diceva la verità. La guardia narrò il fatto com’era accaduto, e disse di aver ricevuto il piatto dal signor hageb. Il califfo, vie più irritato udendo pronunciare il nome d’uno de’ suoi ufficiali, ordinò che fosse arrestato, gli si lacerasse il turbante, lo trascinassero col viso a terra, e se ne saccheggiasse la casa.

«Gli ufficiali, incaricati di eseguire tali ordini, si recarono alla casa dell'hageb, bussarono alla porta, e significatogli il decreto del califfo, lo condussero al palazzo. Uno degli ufficiali prese il suo turbante, ne levò la mussola e la lacerò dicendo: — Alaeddin, tale è la volontà del califfo: ci aveva anche ordinato di saccheggiare la tua casa: l’amicizia che abbiamo per te, non ci permise di eseguire quest’ordine, e ne abbiamo rimessa, l’esecuzione ad altri. Quantunque questa commissione sia per noi dolorosa, pure l’onore ci obbliga ad ubbidire al nostro sovrano. —

«Alaeddin, giunto al cospetto del califfo, s’inginocchiò, fece voti per la conservazione de’ suoi giorni, e chiese umilmente, per qual colpa avesse meritato simile trattamento. — Riconosci tu,» gli disse il califfo, mostrandogli la guardia, che aveva legate le mani al dorso, «riconosci tu quest’uomo? — È,» rispose Alaeddin, «la guardia del nostro quartiere. — Dove