Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/148

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dovere.» Quando la benda gli fu levata, Alaeddin si guardò intorno, e non vide altro che visi costernati. Tutti gli sguardi erano chiusi per attestare il rispetto che avevano pel califfo, e nessuno osava proferire una parola. In mezzo a quel silenzio, l’infelice Alaeddin alzò la voce, e disse:

«— Commendatore dei credenti, io devo palesarvi una cosa di somma importanza. — E quale?» rispose il califfo. — Differite,» continuò Alaeddin, «il nostro supplizio di tre giorni; voi vedrete cose straordinarie. — Vi acconsento,» disse Aaron; «ma se in tre giorni io non vedo queste cose straordinarie, nulla potrà sottrarvi alla morte.» Nello stesso tempo ordinò che venissero condotti in prigione.»


NOTTE CDXXX


— Il terzo giorno, il califfo, impaziente, risolse di andare da sè stesso in cerca delle avventure che attendeva: scelse un travestimento bizzarro, si vestì d’un abito grossolano, avvolse il capo in un fazzoletto, prese in mano un archibugio (1), mise sul dorso una giberna, e riempì le tasche di pezze d’oro e d’argento. In questo arnese, uscì dal palazzo, e cominciò a percorrere le strade di Bagdad, sperando di vedere le meraviglie annunciategli dall’hageb.

  1. Le parole del testo cous al bondoc indicano un arco o strumento, atto a lanciar palle. Il vocabolo archibugio, od arcobugio, è pur derivato da arco. Le parole kis al bondoc, che si tradussero per giberna, indicano propriamente un sacco ove si ripongono le palle.