Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/164

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«— Entriamo dapprima in casa vostra,» disse il califfo. Iounis voleva che sedesse, ma egli rifiutò, ed imposegli di farlo salire sulla terrazza. Quando vi furono, mostrò all’emiro la casa delle donne di cui aveva parlato, e chiese in qual modo potesse introdurvisi. Iounis gli accennò un luogo favorevole al suo disegno, e corse a prendere una scala, che appostò come bisognava. Il califfo salì, varcò lo spazio che separava le due case, e disse a Iounis di rientrare, che lo avrebbe chiamato quando ne avesse bisogno.

«Il califfo andò sulla terrazza camminando leggermente, e senza far rumore, per timore di spaventare ancor più le donne, ed inoltrossi sino ad un’apertura che guardava nell’interno dell’appartamento. Vi mette l’occhio, e maravigliato della magnificenza che scorge ovunque, crede di veder un paradiso; le doratura e le pitture risplendevano ancor più pel riverberar dai lumi e delle lampade; la giovane, seduta sul trono, vestita d’abiti sfarzosi, ed adorna di gioielli, somigliava al sole che brilla in mezzo ad un cielo sereno, od alla luna nella sua maggior pienezza.

«Mentre il califfo, stupito della leggiadria della nuova sposa, consideravala con compiacenza, la vecchia così parlava alla figlia; — Che faremo noi, ed in qual modo ci sbarazzeremo di questi furfanti? Noi siamo donne, ed abbiamo sol Dio per appoggio. Qual fatale destino ci ha mandato quel ladro! Ah! se vivesse vostro padre..... Ma tale è la volontà di Dio.

«— Madre,» rispose la fanciulla, «voi avete un bel piangere ed umiliarmi, trattando quel giovane da ladro; siccome Dio me l’ha dato per isposo, io devo riceverlo dalle sue mani e sottomettermi ai suoi voleri. — Dio voglia,» riprese allora la vecchia, intenerita dai sentimenti della figlia, «ch’egli non venga questa notte; imperocchè sarebbe arrestato, e farebbero un brutto giuoco a quel povero giovane! —