Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/200

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contratto di matrimonio di mia figlia? — Signore,» rispose quegli, «io lo stipulai dietro il presente biglietto, concepito in tali termini; uditelo:

««Salute al cadì Gelaleddin. Io vi scrivo per pregarvi onde vi pigliate l’incomodo di venire da me, a stendere il mio contratto di nozze con Alì Tehelebi, e servirmi di procuratore. Conducete con voi testimonii per sottoscrivere l’atto di procura. Se acconsentite alla mia inchiesta, io ve ne sarò grata; altrimenti sarete garante delle conseguenze del vostro rifiuto, e se accadesse qualche cosa, il biasimo ne ricadrà su voi.»»

«Questa minaccia,» continuò il cadì, letto ch’ebbe il biglietto, «mi fece impressione. Le donne possono lasciarsi trasportare ad estremità affliggenti; temendo per l’onore del primo visir, mi arresi dunque alle brame di vostra figlia. Io ho veduto sborsare la dote, e ne feci menzione: infine scrissi l’atto attestante che la giovane mi dava la sua procura, e vergai un contratto di matrimonio legale ed autentico. Se voi foste stato presente, non avreste potuto astenervi di ordinarmi d’accettare la procura di vostra figlia, essendo ella in età da poter disporre della propria persona; e se essa non era fin allora maritata, fu che nessuno osava domandarvela in isposa. Ma Dio vi preservò da un’afflizione che sarebbe stata maggiore di quella cui ora provate. Non v’ha alcun errore in questo atto, nessuna mancanza che possa farlo annullare; checchè ne sia, le vostre buone grazie mi sono più care di tutto; voi potete perdonarmi, o togliermi la vita, s’io ebbi la disgrazia di spiacervi.

«— Io rendo giustizia alle vostre intenzioni,» disse Giafar; «voi avete fatto il tutto per la meglio.» Perdonò quindi alla figlia. Alì Tehelebi fu sempre sommesso e compiacente verso la sposa, e nulla alterò mai più in seguito la loro felicità.»