Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/216

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vostra, perchè avete così disposto di mia figlia, e fatta perire parte della mia armata?

«— Possente principe, immagine di Dio sulla terra,» rispose il medico, «io sono straniero; feci conoscenza con questo giovane, arrivando in codesta città, e pranzammo insieme. Lo stato di languore nel quale lo trovai, il suo amore per vostra figlia, hanno eccitata la mia compassione e mi spronarono a soccorrerlo. Fui ben contento di farvi conoscere chi io sia, e la potenza accordatami dal cielo; ma non voglio servirmi de’ suoi doni che per far del bene. Io ricorro frattanto alla vostra bontà, e vi supplico di accordare vostra figlia a quel giovane: essa è nata per lui, ed egli è degno di possederla.

«— Ciò mi sembra giusto,» disse il califfo, «e noi dobbiamo obbedirvi.» Fe’ indossare al giovane un abito d’inestimabil valore, volle farlo sedere vicino a lui, e fece portare pel medico un trono d’ebano.

«Mentre discorrevano tra loro, il medico, volgenedosi, vide una cortina di seta, sulla quale erano rappresentati due leoni: fe’ loro segno colla mano, e subito le due fiere si gettarono l’una sull’altra, mandando ruggiti somiglianti al fragor del tuono. Poco dopo fece un nuovo segno, e non si videro se non due galli che giuocavano insieme.

«— Che ne pensi tu?» disse il califfo al visir. — Principe,» rispose questi, «io credo che Dio vi abbia inviato codesto sapiente per farvi vedere i suoi prodigi. — Ebbene!» riprese il califfo; «digli di farmene vedere altri ancora.» Il visir, avendo esposto tal desiderio al medico, questi fece portare un bacino pieno d’acqua, e propose al visir di spogliarsi, coprirsi con un gran velo ed entrare nel bacino, promettendo di mostrargli cose meravigliose, e che lo divertirebbero assai.

«Il visir acconsentì; ma appena fu seduto nel ba-