Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/217

Da Wikisource.

201


cino, si trovò trasportato in un immenso mare orribilmente agitato; si mise tosto a nuotare, abbandonandosi all’impeto de’ flutti che lo sospingevano or da una parte, or dall’altra. Le forze cominciavano a mancargli, e si credeva perduto, allorchè un’onda sollevasi d’improvviso, lo trascina seco e lo trasporta sur una riva sconosciuta colla rapidità del lampo.

«Appena uscito dall’acqua, sentì svolazzarsi sul dorso una folta capigliatura, che gli scendeva fino alle calcagna. Sorpreso da tal fenomeno, si guarda tutta la persona, e s’accorge di essere totalmente trasformato in donna. — Maledetto il giuoco!» disse tra sè; «un visir cambiato in donna, è certo una cosa straordinaria, ma qual bisogno aveva io di veder operata in me tal meraviglia? Pure, a questo mondo nulla accade senza il permesso di Dio: noi gli dobbiamo la vita, ed un giorno torneremo a lui (1). —

«Mentre il visir rifletteva così alle sue avventure, un pescatore si avanzò, e ponendogli la mano sulla spalla: — Buona giornata!» disse; «io non mi aspettava simile preda! Che bella fanciulla! è una figlia del mare, ed il cielo me la manda espressamente acciò la dia in moglie a mio figlio: un pescatore non può trovar donna che gli convenga meglio. — Come!» disse il visir udendo quelle parole; «dopo essere stato visir, io diventerò la moglie d’un pescatore! Era questa la sorte che doveva attendermi? Chi consiglierà ora il califfo? Chi governerà il suo impero? Ma Dio è il padrone dei destini, e bisogna rassegnarsi a’ suoi voleri.»

  1. Formula cavata dal Corano, di cui i Maomettani si servono comunemente per esortarsi alla rassegnazione.