Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/258

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done una parte, ponendo in fuga l’altra, ed impadronendosi di quel giovane, il quale asseriva essere il figlio del capo dei malandrini. Questa circostanza non impedì che lo schiavo non piacesse al re, il quale volle comperarlo, e lo dimostrò al capo della carovana: questi lo pregò d’accettarlo a nome di tutti i viaggiatori, aggiungendo di essere tutti suoi schiavi, e che Dio aveva fatto cadere quel giovane nelle loro mani perchè lo destinava a sua maestà.

«Il re, soddisfatto, congedo la carovana e fece entrare il giovane nel suo palazzo. Era stato in prima colpito dalla bellezza della sua fisonomia; non tardò ad accorgersi del suo spirito, della sua sagacia e delle molte di lui cognizioni; ne notò la generosità, il disinteresse, ed ogni giorno scopriva in lui nuove qualità superiori all’età sua ed alla supposta sua origine.

«Azadbakht, incantato dei talenti del giovane, ebbe in animo di approfittarne, gli affidò l’amministrazione de’ suoi tesori, ed ordinò che nulla ne uscisse in avvenire senza il permesso del giovine intendente.

«Il nuovo ministro si disimpegnò del proprio incarico, in un modo assai vantaggioso e alle finanze del re. I visiri disponevano in addietro a loro talento dei tesori dello stato; la fermezza e vigilanza del giovane intendente ne fecero cessare le depredazioni. Il re s’accorse tosto dei felici effetti di questo nuovo ordine di cose, ed affezionossi talmente al giovane, che lo amava quasi avesse saputo ch’era suo figlio: lo consultava in ogni cosa, e non voleva che si allontanasse un sol istante da lui.

«I visiri, malcontenti della diminuzione della loro autorità, ed invidiosi dell’affetto del re pel nuovo favorito, concepirono per lui un odio violentissimo, cercando quindi ogni mezzo di fargli perdere le buone grazie del re. I loro sforzi furono inutili per molti anni: finalmente il momento fissato dal destino giunse.