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Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/327

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cesseranno dallo spandersi sempre più fin quando vivrà il giovane.

«— Questi discorsi mi offendono vivamente,» rispose la regina, «e voglio farli cessare; io sono interessata, lo vedo, ad affrettare la morte di quel giovane; ma che bisogna fare per ciò?

«— Madama,» soggiunse uno dei visiri, «bisogna andare dal re, gettarsi a’ suoi piedi, dirgli che avete saputo dalle vostre donne le voci che girano nella città, e che non potete vivere più a lungo se questo giovane non vien giustiziato sul momento. —

«La regina, trascinata da quell’artifizio, si alzò tosto e recossi dal re. Lacerò dinanzi a lui le vesti, e gettatasi a’ suoi piedi, gli disse piangendo: — Il mio onore non è inseparabile dal vostro, e si può recar oltraggio alla mia riputazione senza mancarvi di rispetto? Il delitto di quel giovane è conosciuto da tutta la città; la vostra indulgenza dà luogo a voci ingiuriose ch’io non posso più a lungo sopportare: ordinate la sua morte, o fate perire me stessa. —

«Le parole della regina produssero l’effetto bramato dai visiri; il re le attestò che ne divideva il risentimento; che quelle voci lo oltraggiavano al par di lei, e che le avrebbe fatto cessar subito. La regina essendosi ritirata, si fece entrare il giovane.

« — Sciagurato!» sciamarono i visiri, vedendolo; «tu tenti invano prolungare i tuoi giorni; la tua ora è alfine suonata, e la terra stessa ha sete del tuo sangue.

«— Le vostre parole,» rispose il giovane imperterrito, «e la vostra gelosa rabbia non possono affrettare la mia morte; l’ora n’è irrevocabilmente fissata dalla provvidenza; nulla potrebbe affrettarla, nè indugiarla: ciò che è scritto dal dito di Dio non può mancar di avvenire, e tutti i nostri sforzi, tutte le nostre precauzioni non possono difendercene; la storia