Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/326

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NOTTE CDLVIII

— «Azadbakht, veramente commosso da quanto aveva inteso, scordò i consigli dei visiri, e non potè risolversi ancora a far perire il giovane ministro. — Riconducetelo in prigione,» disse ai soldati; «domani esaminerò di nuovo quest’affare, e nulla allora potrà sottrarlo alla morte.—

«I visiri, essendosi all’indomani riuniti, dicevano così fra loro: — Questo giovane rende inutili tutti gli sforzi nostri onde perderlo; invano noi accendiamo contro di lui l’ira del re; costui arriva sempre a calmarlo colla magia delle sue parole. Cerchiamo un altro nuovo mezzo di affrettare il suo supplizio, giacchè fin quando respirerà, noi non saremo sicuri, e non potremo gustar riposo. —

«I visiri, dopo aver deliberato molto tempo, convennero d’indurre la regina a chiedere ella medesima il castigo del giovine. Andati a visitarla, uno di essi le disse:

«— Voi ignorate, madama, ciò che avviene intorno a voi, e l’ingiuria che si fa alla vostra buona fama: malgrado la vostra posizione, la vostra potenza, lo splendore e la grandezza che vi circondano, la calunnia si attacca alla vostra persona, e voi siete l’oggetto della satira pubblica: le donne percorrono le vie battendo il tamburello e mescolando il vostro nome nelle loro canzoni: si dice che voi amate il giovane ministro, e che impedite al re di punirlo; questi discorsi circolano di bocca in bocca, e non