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Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/380

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Attaf; «mi sembra che siale guarita dalla vostra colica: ne sono lietissima. — La mia colica!» riprese la madre; «che vuoi tu dire? — Non avete voi avuto questa mattina,» riprese la figlia, «una violenta colica? — Io! tu vuoi scherzare,» disse la madre.

«Durante tale conversazione, giunse Abdallah. — Che cosa c’è mai?» diss’egli; «mi sembra di aver udito parlare di colica; ne è forse ammalato qualcheduno? — Padre,» soggiunse la figlia, «non avete voi poco fa incontrato mio marito, e non gli diceste che mia madre era incomodata da una violenta colica? — Io non sono uscito di casa finora,» rispose il padre, «e non ho veduto nessuno. —

«Mentre cercavano di rischiarare questo mistero, udirono bussare, e videro entrare alcuni facchini carichi di fardelli. — Che cosa sono questi fagotti?» disse Abdallah. — Sono,» riprese uno dei facchini, «fardelli che vi manda il signor Attaf, e che contengono gli arredi di vostra figlia. — Che vuol dir ciò?» disse Abdallah, volgendo alla figlia uno sguardo pieno di corruccio; «che mai faceste a vostro marito, perchè ci mandi tutto quanto vi appartiene? — In nome di Dio,» gli disse la moglie, «tacete, e non sospettate ingiuriosamente dell’onore di vostra figlia! —

«In quel frattempo, giunse Attaf, seguito da molti amici. — Perchè vi siete condotto in questo modo?» gli chiese lo suocero. — Signore,» rispose Attaf, «io non ho alcun rimprovero da fare a vostra figlia, e non posso che encomiare la di lei virtù, il di lei candore e la sua riconoscenza; ma una promessa indiscreta mi è sfuggita: l’avvenimento ha ingannata la mia aspettativa, e mi obbliga, piangendo sulla mia imprudenza, a separarmi da lei e renderle la libertà. —

«Attaf consegnò, tosto alla moglie, piangendo, tutto ciò che gli rimaneva ancora di suo, fece compilare